Cos’è l’oncologia della faccia e del cavo orale
Ogni anno in Italia circa si scoprono 25.000 nuovi casi di oncologia testa collo (compresi quelli della tiroide. Secondo il rapporto AIRTUM 2013 (Associazione Italia Registri Tumori) questi tumori in Italia sono al quinto posto in ordine di frequenza. Nella maggioranza dei casi (oltre il 90%) si tratta di carcinomi a cellule squamose che si sviluppano dagli epiteli che rivestono le mucose del distretto.
Esistono tumori meno frequenti che possono originare da altri tessuti: gli adenocarcinomi dalle ghiandole salivari, dalla tiroide, i melanomi dalle cellule che producono melanina, i linfomi dai tessuti linfatici e così via. Tumori del cavo orale. I tumori del cavo orale comprendono un insieme di neoplasie, prevalentemente carcinomi che originano dalle mucose (95%) ma anche tumori di origine salivare, connettivale o melanomi (5%) che originano a livello del labbro, della lingua, del pavimento della bocca, delle guance, delle gengive, del palato (duro e molle) e dei pilastri tonsillari anteriori (ostio delle fauci). Colpiscono con un’incidenza in Italia di 4 casi su 100.000 abitanti, l’età media è superiore ai 50 anni ma nel 15% circa dei casi si tratta di pazienti giovani. Il sesso maschile è colpito circa due volte di più rispetto al sesso femminile.
La terapia è prevalentemente chirurgica. Più precoce è la diagnosi, più leggero sarà l’intervento e lievi le conseguenze in termini funzionali. Nei casi avanzati si rendono necessarie asportazioni più estese, ricostruzioni sofisticate con autotrapianti e riabilitazioni più o meno lunghe dopo l’intervento. La radioterapia e la chemioterapia si usano solo come completamento della terapia chirurgica in casi selezionati o come terapia curativa in casi in cui l’intervento non sia possibile o quando ci sia un rifiuto da parte del paziente.
Tumori delle ghiandole salivari.
Le ghiandole salivari si trovano all’interno e attorno alla bocca e sono divise in maggiori e minori; le prime, bilaterali e simmetriche, comprendono la ghiandola parotide (di fronte all’orecchio e dietro l’angolo della mandibola), la ghiandola sottomandibolare (postero-inferiore alla mandibola) e la ghiandola sottolinguale (sotto il pavimento boccale, ai lati della lingua).
Le seconde sono presenti in diverse regioni del volto, incluso il naso e i seni paranasali, e sono molto numerose (centinaia) ma troppo piccole per essere viste a occhio nudo. I tumori delle ghiandole salivari sono piuttosto rari e rappresentano non più dell’1% di tutti i tumori: si manifestano a qualsiasi età ma è poco probabile che si verifichino prima dei 40 anni.
Uomini e donne sono colpiti senza differenze sostanziali: circa il 70% delle neoplasie è a carico della parotide, 10%-20% delle ghiandole sottomandibolari e raramente sono colpite le sottolinguali.
L’istologia di questi tumori dipende dal tipo di cellula di origine: carcinoma mucoepidermoide, più comune nella parotide, carcinoma adenoide cistico e molti tipi differenti di adenocarcinoma (a cellule chiare, a cellule basali, non specificato, mucinoso). Nelle ghiandole salivari si possono generare altri tumori come i carcinomi a cellule squamose, carcinomi indifferenziati, melanomi e linfomi (molto rari). Il trattamento di scelta dei tumori delle ghiandole salivari (salvo alcune rare eccezioni come i linfomi) è la chirurgia: permette di rimuovere la massa tumorale e alcuni tessuti circostanti e, ove necessario, i linfonodi laterocervicali (che possono essere sede di metastasi).
Gli interventi sono delicati soprattutto per la presenza di strutture nervose nobili nelle ghiandole salivari (nervo facciale e suoi rami). Le tecniche chirurgiche sono molto evolute e usano la magnificazione (con microscopio e/o occhiali magnificatori) e la ricostruzione del nervo facciale nei casi subisca danno conseguente all’asportazione del tumore. In base all’esame istologico definitivo si prescrive in selezionati casi la radioterapia postoperatoria.
Quando è necessario sacrificare il nervo facciale (per infiltrazione del tumore) si può procedere a una ricostruzione immediata trasponendo uno o più segmenti di un nervo donatore (grande auricolare, surale, gran dorsale). Il nervo donatore è un nervo che può essere sacrificato perché non comporta deficit funzionale importante. Questa tecnica può essere praticata in pazienti candidati a radioterapia postoperatoria e consente una ripresa della motilità del viso entro i 4-12 mesi. Se per qualche motivo la ricostruzione immediata non può essere effettuata, il paziente può decidere di sottoporsi a diversi tipi di ricostruzione differita.
Tumori della cute e del viso.
Il 75% dei tumori della cute colpisce il distretto della testa e del collo: nella maggioranza si tratta di tumori basocellulari, squamocellulari e melanomi diagnosticati e trattati in stadio iniziale in ambiente dermatologico.
L’asportazione di un tumore del volto necessita quasi sempre di un approccio combinato tra chirurgia curativa e chirurgia ricostruttiva: basti pensare all’importanza della corretta chiusura delle palpebre per la protezione dell’occhio, o alla funzione delle labbra per la parola e la masticazione, o al naso per la respirazione.
I tumori in stadio avanzato possono richiedere l’intervento del chirurgo cervicofacciale. Ciò può rendersi necessario quando il tumore invade una struttura ossea (mascellare, mandibola, zigomo) oppure quando, infiltrando la cute, giunge a interessare le mucose interne (guancia, naso). Alcuni tumori in stadio avanzato (come i carcinomi spinocellulari) possono provocare metastasi a livello della parotide o dei linfonodi del collo: in questi casi può rendersi necessario aggiungere all’intervento di asportazione del tumore un intervento di parotidectomia o linfoadenectomia laterocervicale.